
Meditiamo sulla Parola – II Domenica di Quaresima
La Trasfigurazione di Gesù è una delle vette della rivelazione evangelica.
È preceduta dalla rivelazione avvenuta a conclusione del battesimo. In comune hanno la voce di Dio che chiama Gesù «Il Figlio mio, l’Amato/ Eletto». La prima rivelazione (quella del battesimo) non ha testimoni. La seconda ha come testimoni Pietro, Giacomo e Giovanni.
Il racconto evangelico situa la Trasfigurazione otto giorni dopo la professione di Pietro (“Tu sei il Cristo di Dio”) e il primo annuncio della passione.
Con questo annuncio doloroso il racconto glorioso della Trasfigurazione sta in forte contrasto.
Gesù prende l’iniziativa. Sceglie tre dei suoi apostoli che in precedenza avevano assistito ad uno dei più grandi segni compiuti da Gesù: la risurrezione della figlia di Giàiro (cfr. Lc 8,40-56). Più tardi gli stessi saranno testimoni della sua agonia.
Gesù conduce i tre apostoli su un alto monte, luogo al di sopra del livello della vita ordinaria e più vicino al cielo, adatto per una rivelazione divina. Su questo monte Gesù è trasfigurato mentre prega.
Si tratta di una manifestazione visibile dell’unione interiore di Gesù con il Padre, unione resa intensa dalla preghiera. L’aspetto di Gesù diventa altro e la gloria del corpo di Gesù si comunica alle sue vesti: «il suo vestito diventò bianco sfolgorante» (Lc 9,29).
Altro fatto: appaiono Mosè ed Elia che “conversano con Gesù”. Non viene detto in che modo riconoscono i due personaggi.
Il tema della conversazione è rivelato dall’evangelista: “parlano del suo esodo che deve compiersi a Gerusalemme”. Questo è l’unico testo del Nuovo Testamento in cui la parola “esodo” (greco èxodos) è adoperata per designare la passione e risurrezione di Gesù, nuovo esodo.
Mosè rappresenta la Legge (Pentateuco: Genesi – Esodo – Levitico – Numeri – Deuteronomio) che egli ha ricevuto da Dio; Elia rappresenta i profeti. I due principali componenti dell’Antico Testamento sono messi in rapporto con Gesù. Essi sono la preparazione della rivelazione di Cristo ma anche una indicazione preziosa della preghiera di Gesù. Egli, davanti a Dio, scruta la Scrittura. In essa man mano ha scoperto il disegno di Dio su di lui.
Non si comprende Gesù senza l’Antico Testamento.
Vedendo Gesù, Pietro reagisce in modo conforme al suo temperamento e propone di sistemare tre capanne. La proposta è strana: dove trovare il materiale? Perché separare i tre personaggi mettendo ciascuno in una capanna diversa? Il vangelo spiega che Pietro, impressionato “non sa cosa dire”.
Alla proposta di Pietro, Gesù non risponde.
È riferito un nuovo fatto: una nube ricopre d’ombra i tre apostoli. Questa nube fa pensare alla teofania (manifestazione di Dio) del Sinai (Esodo 19,16); fa pensare anche alla dedicazione del tempio di Salomone quando «la nube riempie il tempio del Signore» (1 Re 8,10 s)
Da essa proviene una voce. I vangeli non dicono di chi è la voce, ma ciò che dice rivela chi è: è di Dio Padre che rivela Gesù come il Figlio Amato e comanda agli apostoli di ascoltarlo. Dio rivela l’identità divina di Gesù. Rivela la relazione speciale di amore tra Padre e Figlio, l’Amato. Infine, rivela l’autorevolezza che ne risulta per il Figlio che deve essere «ascoltato».
Quale lo scopo di questa rivelazione? Per alcuni è data agli apostoli per aiutarli a superare lo scandalo della passione e della morte in croce di Gesù.
Questa però non corrisponde ai fatti. Al Getsemani (luogo dove Gesù su ritira dopo l’Ultima cena prima di essere arrestato), i tre testimoni si mostrano sconcertati e tutti abbandonano Gesù fuggendo.
In realtà, l’evento che aiuta gli apostoli a superare lo scandalo della morte di Gesù è quello successivo della risurrezione.
La contemplazione della gloria di Gesù non deve restare passiva ma suscitare l’ascolto e l’obbedienza. Accoglienza non solo nella mente ma anche nella condotta. Ascoltato quando annuncia la sua passione e risurrezione, quando invita chi lo vuole seguire a rinnegare sé stesso e a prendere la propria croce; è questa la via della gloria; è soltanto così che Gesù sarà il Messia rivelato da Pietro.
Chi sale sul monte a contemplare deve poi discendere perché la vita quotidiana, la vita nel mondo e con gli altri, è la realtà. La realtà è la nostra vita faticosa nel mondo insieme agli uomini e alle donne, giorno dopo giorno.