
Meditiamo sulla Parola – XIII Domenica tempo ordinario – anno C
Cristo è il liberatore, il Goel.
Da qui l’esortazione: “State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù”. Dio è libero e vuole che l’uomo, sua immagine, partecipi a tale libertà.
Interessante la frase introduttiva del decalogo: «Io sono il signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione di schiavitù».
Dio non sceglie una élite, ma schiavi, servi inutili. Mira alla liberazione non di pochi privilegiati, ma di tutta l’umanità. Da questa esperienza deve scaturire l’accoglienza dello straniero.
«Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché anche voi siete stati forestieri».
Continua: «Non prenderai in pegno la veste della vedova. Ricorderai che sei stato liberato dal Signore tuo Dio».
Si cerca, in ogni modo, di inoculare una sensibilità verso i marginali: «Quando vendemmierai non tornare indietro a racimolare il rimanente: sarà per il forestiero, l’orfano e la vedova».
Queste esortazioni – che non sono significative per noi e vanno, quindi, costantemente attualizzate – non riguardano solo i singoli individui, ma anche il rapporto tra le diverse nazioni, comunità e popoli. Occorre una relazione viva, si tratta di cooperare consapevolmente e di percorrere una via comune. Il Decalogo, perciò, è definito non legge, ma via.
Secondo la pietà ebraica, Javeh, non solo ha liberato il popolo dall’Egitto, ma è uscito con il popolo incontro alla libertà. Il pio israelita è salvo non perché osserva i comandamenti e i divieti di Dio, ma è salvo per l’azione gratuita di Dio.
È utile, nel nostro momento storico, chiedersi cosa significhi per la Chiesa la libertà.
Dobbiamo essere consapevoli che il termine libertà può essere facilmente frainteso. Ancora oggi per molti la libertà è sinonimo di minaccia.
Il Dio che si è rivelato in Gesù Cristo non vuole vivere la sua vita per sé, ma richiede la partecipazione umana. Amare l’altro significa creare spazi alla sua libertà e consentire di vivere secondo l’intenzionalità di Dio.
La libertà è un concetto comunicativo. La libertà di Dio e quella umana non sono rivali tra di loro, né concorrenti. Al contrario, l’una è condizione per lo sviluppo dell’altro.
La vera libertà non opprime, ma porta a compimento. Libertà significa reagire di fronte a tutte le ossessioni che ci incatenano. Un uomo da solo non può essere libero. Si richiede non l’imposizione, ma la ricerca del bene di tutti e di ciascuno sia in famiglia che in ambienti lavorativi e comunitari.
La libertà è sempre in pericolo e Gesù ci invita a non delegare agli altri la nostra libertà di pensare.
Essere liberi comporta la lotta contro ogni forma di manipolazione, manifesta oppure occulta. Dio è costantemente intento a restaurare e ad ampliare la nostra piccola libertà.
Il salmo 81 sintetizza bene quanto si è detto:
«Oh Israele, se tu mi ascoltassi!
Non ci sia in mezzo a te nessun dio straniero.
Io sono il SIGNORE, il Dio tuo, che ti fece risalire dal paese d’Egitto;
apri la tua bocca, e io la riempirò.
Il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, non ha ubbidito. Perciò li abbandonai ai loro piani.
Se il mio popolo volesse ascoltarmi, se Israele volesse camminare nelle mie vie, li libererei dai loro nemici».
La vera libertà non è mutilante, ma ci porta a completezza a tutti i livelli.
Non dimentichiamo il monito di Paolo: «Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù».