
Meditiamo sulla Parola – XXXIV domenica Cristo Re dell’universo anno C
La solennità di Cristo Re completa l’anno liturgico C, dedicato al Vangelo di Luca.
Gesù è Re, non perché animato da sentimenti pietosi e non perché dall’alto elargisce favori a chi è in basso.
La misericordia è il grande attributo di Dio.
MISERICORDIA è un termine composto da tre parole latine: MISERI – COR – DARE, dare il cuore al misero.
Essa ha a che fare con le viscere, sede dei sentimenti e delle passioni, la parte più profonda dell’uomo.
Paolo ai Filippesi: “Vi desidero intensamente con le viscere di Gesù Cristo”.
Dio non è impassibile, non è distante, ma costantemente coinvolto nelle nostre vicende.
Il Dt 5,10: “Dio usa misericordia fino a 1000 generazioni”.
Il profeta Zaccaria “Chi tocca voi, tocca la pupilla dei miei occhi”.
In Esodo: “Dio è misericordioso e compassionevole”.
La misericordia comporta compassione che non è commiserazione, ma è patire-con.
Una religione degna di questo nome non può essere senza cuore e senza tenerezza. La tenerezza, la carezza sono indispensabili in una società che celebra il mito del vincente e del rampante.
Spesso si crede di saziare Dio con l’odore dell’incenso e il grasso degli animali, ma i sacrifici non procurano conoscenza e possono costituire un inganno.
Nel libro di Osea, Yavhè constata con amarezza: “Il popolo ha rotto l’alleanza, dovrei praticare la giustizia, ma la misericordia è un fuoco che prevale in me”.
Può essere interessante per il nostro tema una poesia di Salvatore di Giacomo “Lassammo fa a Dio”*.
È la domenica di Pasqua, una bella giornata. Il Padreterno confida a Pietro il desiderio di visitare la terra. Partono. Eccoli a Napoli, a Piazza Dante.
Dio si spaventa nel vedere tanti ciechi, tanti anziani e bambini senza scarpe con occhi pieni di lacrime. Tanti chiedono carità e strillano come disperati.
Ad un tratto Dio fa un segno con la mano. Lentamente, sulla terra, scende un lenzuolo nel quale gli angeli raccolgono i poveri e li portano in cielo.
Arrivano in un campo di violette e margherite. Tutto è pronto per un lauto pranzo.
Al termine, un cieco si mette in piedi e in napoletano dice la sua gratitudine per tanta misericordia.
Ad un certo punto Nannina ‘a pezzente, sente il pianto del bambino.
Come impazzita, cammina, corre, inciampa, cade, si alza e scappa e non sa dove andare. Improvvisamente sente mancare il terreno sotto i piedi: finalmente trova la via di casa.
Entra con veemenza e vede il bambino dentro una sporta. Lo avvolge in un vecchio scialle, lo prende in braccio e lo stringe al petto e, asciugandosi gli occhi col grembiule, lo allatta… il bambino si addormenta.
Nannina ‘a pezzente rinuncia al Paradiso, pur di compiere misericordia.
Nel giorno ultimo, non ci sarà chiesta l’appartenenza ad una religione, ma cosa abbiamo fatto.
Dice il Profeta Isaia: “Misericordia io voglio e non sacrifici”.
* https://www.youtube.com/watch?v=Zhn1VKo9Uyc