
Meditiamo sulla Parola – III Domenica di Avvento anno B
Leggerezza potrebbe essere una parola chiave dell’Avvento.
Per ridurre il bagaglio occorre rispondere a due domande: che cosa ostacola la corsa? che cosa la accelera? Sarebbe sbagliato opporre l’«azione terrena» alla «sapienza dall’alto» (alla lettera “celeste”), finendo nello schema binario che contrappone materiale – spirituale, terreno – celeste, visibile – invisibile, esteriore – interiore, corpo – anima, in cui normalmente il secondo termine comanda sul primo, svalutandolo. Quando si ragiona così, ci si mette fuori da sé sfuggendo all’umano. «È follia: invece di trasformarsi in angeli, si trasformano in bestie; invece d’innalzarsi, si abbassano», scrive Michel de Montaigne di chi fa così.
Se si corre verso il Veniente con azioni di giustizia (la prima colletta d’Avvento), il rapporto tra i due poli va interpretato diversamente. Ci aiuta la liturgia. La prima antifona «O» canta:
«O Sapienza
uscita dalla bocca dell’Altissimo
tu che riempi tutto l’universo
e tutto disponi con forza e dolcezza
vieni a insegnarci l’arte del discernimento».
Domandiamo che ci sia insegnato il discernimento, cioè la sapienza messa in opera. Gesù, il Figlio divenuto essere umano, forte nella mitezza che è la rinuncia alla violenza, è la sapienza dalla quale apprendere il discernere, cioè la valutazione di quale sia la scelta evangelica puntuale, circoscritta, parziale e relativa al nostro qui e ora. La meditazione della vita del Figlio, l’ascolto del Vangelo raffinano la nostra sensibilità, ci rendono meno grossolani e superficiali nel valutare il senso e la rilevanza del nostro agire. Il fuori cornice della fede ci dona uno sguardo diverso sulla storia proprio a partire dall’eccedenza e dalla sorpresa del Dio che si rivela in Gesù di Nazaret. L’intralcio dell’agire terreno nasce quando vien meno questo discernimento.
La preghiera è rivolta al Padre onnipotente nella misericordia. L’alleggerimento riguarda allora l’eliminazione in sé di quel che contraddice un simile Dio, di quel che impedisce alla misericordia di formare il nostro pensare e agire.
«La carità si slancia in modo meraviglioso verso le altezze quando si lascia attrarre misericordiosamente in basso verso le miserie del prossimo; e più discende con amore verso le infermità più riprende con forza slancio verso l’alto» (Gregorio Magno).