Meditiamo sulla Parola – II Domenica tempo ordinario anno B

La Parola di questa domenica è incentrata sul tema della vocazione e della chiamata, un tema che interessa tutti, evocando la relazione specifica tra Dio che, essendo interessato all’uomo, lo chiama e l’uomo che risponde in quanto si interessa di Dio. Il tema è affrontato sia nella prima lettura sia nel vangelo, rappresentando il punto di partenza di un’esperienza che ci apre a una vita nuova e che si sviluppa lungo un itinerario scandito dai verbi della pagina evangelica: i discepoli che ascoltano quanto detto loro da Giovanni, Gesù che li osserva, i discepoli che iniziano a seguire Gesù e poi restano con lui per l’intera giornata, al termine della quale hanno la consapevolezza di aver trovato il Messia.

Giovanni dichiara pubblicamente sia l’origine divina di Gesù, sia il motivo della sua venuta, ossia la sua funzione di salvatore del mondo (“Ecco l’agnello di Dio!”). Questa espressione, agnello di Dio, è tipica del vangelo di Giovanni, e secondo diversi interpreti rimanda al servo sofferente di JHWH (Is 52,13-53,12); in effetti, il termine aramaico tāliā’ significa sia agnello, sia servo. Giovanni rende una testimonianza leale; al capitolo 3 del quarto vangelo, dirà: “Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv. 3,28-30).

L’ascolto dei discepoli provoca un movimento. La chiamata, quindi, presuppone la nostra disponibilità ad ascoltare, e l’ascolto provoca un cambiamento, non ci lascia indifferenti, ma ci stimola a metterci in cammino. Un versetto del salmo di questa domenica (salmo 39) dice: “mi hai aperto gli orecchi”.

Gesù osserva i due discepoli che hanno iniziato a seguirlo e la sua reazione è uno stimolo ulteriore. Rivolge loro una domanda: “Cosa cercate?”. Si tratta delle prime parole che Gesù pronuncia nel vangelo di Giovanni, assumendo pertanto un’importanza particolare. Questa stessa domanda ricorre solo altre due volte nel quarto evangelo: al momento dell’arresto di Gesù (Gv 18,4-6) e dopo la risurrezione (Gv 20,15). La domanda sembra spingere il destinatario a iniziare un percorso; pertanto, la domanda di Gesù non è un semplice atto di cortesia; inoltre, è posta in forma ampia: non chiede “chi” cercate, ma “cosa”, lasciando aperta la possibilità di ricevere una risposta altrettanto ampia in quanto la ricerca dei discepoli potrebbe essere rivolta sia verso cose sia verso persone. Si tratta di una domanda essenziale, che ciascuno di noi dovrebbe sentire rivolta a sé stesso.

Siamo chiamati ad accogliere la provocazione di Gesù e a meditare sulla risposta dei discepoli: “Dove dimori?”. Il verbo greco è “ménein”, che significa abitare, rimanere. La traduzione che ci viene proposta usa due volte il termine dimorare e una volta il verbo rimanere (Rabbì… dove dimori?” “… videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui”). In realtà, il termine è lo stesso e rimanda a una relazione di amicizia intima, come quella che lega il Padre con il Figlio.

La risposta di Gesù è una proposta: “Venite e vedrete”. Sembra che la pagina evangelica voglia dirci che la vera sequela non può essere legata all’emozione di un momento, né può derivare da un ragionamento (magari utilitaristico); ci viene richiesto di sperimentare, iniziando un cammino che non sia più solo legato alla parola di un mediatore (Giovanni nel caso dei due discepoli), ma sia frutto di un discernimento. I discepoli sperimentano l’invito, rimangono (ménein) con lui l’intera giornata, al termine della quale i discepoli comunicano la gioia dell’esperienza. Andrea conduce Simone da Gesù, il quale lo investe di una grande autorità, sottolineata anche dal nome Pietro. La trasformazione del nome indica anche una trasformazione della persona.

La pagina evangelica di questa domenica, in definitiva, ci presenta un ritratto del discepolo di Gesù: una persona che ha l’animo e la mente aperti alla ricerca, che riesce a mettersi in ascolto della Parola, che poi con gradualità lo spinge a continuare nella ricerca e a scoprire l’Agnello di Dio, il Maestro, e decide di seguirlo e di rimanere con lui. L’esperienza gioiosa che scaturisce da questo percorso diventa contagiosa, e fa nascere il desiderio di condividerla e di invitare altri a incontrare il Maestro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *