Meditiamo sulla Parola – III Domenica tempo ordinario anno B

Cosa accade se, camminando, guardiamo solo molto in avanti o teniamo la testa voltata all’indietro? Rischiamo di non sapere dove poniamo i piedi, con il rischio di inciampare.

Cosa accade, nella nostra vita, se viviamo solo proiettati nei progetti futuri o, al contrario, ci nutriamo unicamente di nostalgie del passato? Ci scivola via dalle mani il presente, con le sue ricchezze, le sue opportunità, le sue richieste di attenzione alle scelte che oggi –non ieri o domani- dobbiamo compiere con consapevolezza.

È ora il tempo della pienezza; è in questo momento che Dio mi offre una possibilità; è adesso che il Signore mi chiama a vivere ciò che è eterno: se non lo vivo ora, non lo vivrò mai.

Gesù esordisce, nel vangelo di Marco, richiamandoci al presente che, con lui, diventa kairòs: il tempo da non lasciarsi sfuggire, il tempo in cui già dimora l’eternità. Si tratta di fare subito la scelta di convertirsi. Cambiare vita? Sì, anche. Ma, ancor prima, cambiare la nostra mente, il nostro modo di guardare e valutare la realtà. Si tratta, soprattutto, di cambiare le nostre idee su Dio. Che, poi, risulta la cosa più difficile. Giona riesce nella improbabile missione di convertire la terribile Nìnive, eppure rimane inchiodato alla “sua” idea di Dio, al quale pretende di suggerire come deve comportarsi davvero, non perdonando i niniviti ma punendoli.

Anche i discepoli sono chiamati a lasciare le reti di una quotidianità ripetitiva e bloccante; a dare un taglio netto al passato (il padre) se questo impedisce di costruire un futuro diverso; decidere di passare dall’essere serviti (i garzoni) al porsi al servizio. Devono rinunciare ad essere “pescatori di pesci” per diventare “pescatori di uomini”, non più sottraendo i pesci al loro habitat e quindi facendoli morire per il proprio tornaconto, ma salvando gli uomini dalle acque del mare –che, nella Bibbia, è simbolo del male – affinché vivano.

È un capovolgimento di prospettiva e quindi di vita.

In ogni momento ci viene chiesto: stai vivendo solo per te stesso o perché tutti vivano? Rispondere a questo interrogativo significa – in fondo – rispondere alla “chiamata” di Dio.

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