
Meditiamo sulla Parola – IV domenica anno B
La prima lettura di questa domenica è tratta dal libro del Deuteronomio (Dt 18,15-20), l’ultimo libro del Pentateuco, che è un discorso di addio di Mosè, che mette in guardia gli Israeliti sulle conseguenze di eventuali trasgressioni della Torah, dopo la sua morte. Nei primi versi Mosè preannuncia la venuta di un profeta al quale prestare ascolto e qui più che di ascolto d’orecchio s’intende ascolto col cuore, perché si tratta di mettersi in sintonia con la volontà divina ed eseguirla. Il fatto che sia suscitato da Dio gli conferisce autorevolezza, sono le parole divine a stabilire un obbligo morale vincolante.
“Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in nome mio, io gliene domanderò conto”, questa minaccia può essere letta in modo positivo, avendo la funzione di aiutare a comprendere che le parole del profeta sono indicazioni per impostare la propria esistenza in piena sintonia con Dio. Proprio perché parole di vita sono vincolanti. Potremmo dire che anziché parole sono la Parola, quella stessa che un giorno si farà carne e verrà ad abitare in mezzo a noi.
La frase finale: ”Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in nome mio una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire” è un avvertimento al discernimento, in quanto sulla scena, possono presentarsi falsi profeti che si spacciano come inviati da Dio ma non lo sono.
Come riconoscerli ce lo spiegano i versi successivi: ”Quanto il profeta dirà nel nome del Signore e non accade o non si realizza, quella è la parola che non è stata proferita dal Signore”.
Nella pagina evangelica (Mc.1, 21-28), ci viene presentato Gesù, insieme ai suoi discepoli, all’interno della sinagoga di Cafarnao, in giorno di sabato e manifesta la sua autorevolezza nel modo in cui insegna. Marco non riporta le parole del suo insegnamento ma il modo in cui lo fa e la reazione degli ascoltatori. L’uditorio resta impressionato dalla sua autorevolezza e nota la differenza tra l’insegnamento di Gesù e quello degli scribi e dei farisei.
L’autorevolezza di Gesù è la perfetta coincidenza tra: pensiero, parola e azione. La parola di Gesù ascoltata dall’uomo presente nella sinagoga, compie in lui un’azione liberante. Gesù “il Santo di Dio” mette a tacere il male, separa l’uomo dal male, ricreandolo, ridonandogli dignità.