Meditiamo sulla Parola – XXV Domenica del tempo ordinario anno B

Il Vangelo di Marco – che la XXV domenica del tempo ordinario ci propone – apparentemente sembra avere due tematiche slegate tra loro: ma è realmente così?
Nella prima parte di questo brano, Gesù parla chiaramente ai discepoli riguardo a ciò che gli accadrà: verrà ucciso e dopo tre giorni risorgerà. I discepoli, però, non comprendono queste Sue parole e, per timore, non gli chiedono nemmeno una spiegazione…
Nella seconda parte, invece, si presenta una scena diversa: Gesù, sapendo che lungo la strada per Cafarnao i discepoli avevano discusso riguardo chi fosse tra loro il più grande, dà ai dodici uno dei più importanti insegnamenti: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. Dopodiché, preso un bambino, ponendolo in mezzo a loro e abbracciandolo, dice: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
In questo breve brano di Vangelo abbiamo, quindi, due momenti ben distinti tra loro: l’incapacità dei discepoli di comprendere le parole di Gesù, inerenti alla Sua morte; e una lezione importantissima di Gesù, riguardante l’essere ultimi, piccoli e servitori.
Qual è, quindi, “il filo” che unisce queste due parti?
Un’interpretazione potrebbe essere la seguente. Nella seconda parte del Vangelo, in modo delicato e riservato, Gesù ci fornisce la spiegazione del perché i discepoli non comprendono le parole relative alla Sua morte: il mistero di Cristo non è per chi ha il cuore da adulto, ma il cuore da bambino.
Uomini forti, che non comprendono le esplicite parole riguardanti la morte e la resurrezione di Gesù, durante il cammino si chiedono chi sia “il più grande”: Gesù ha appena annunciato loro “il perno” su cui ruoterà tutta la salvezza umana e i discepoli non solo non fanno lo sforzo di domandare aiuto per comprendere; ma, addirittura, dopo poco, si mettono a discutere di una cosa ben lontana dagli insegnamenti ricevuti da Gesù fino a quel momento: chi è il più grande? Domanda che, ai giorni nostri, potrebbe essere ritradotta con: chi è il più forte, il più potente, il più ricco o il più importante?
Quante volte anche noi ci perdiamo in domande simili, invece di aprire il cuore e metterci in ascolto?
È solo l’ultimo fra tutti – il più piccolo, il bambino – colui che ha il cuore capace di accogliere Cristo e Colui che l’ha mandato.Solo l’umiltà e la piccolezza introducono alla carità e al servizio disinteressato ,all’apertura incondizionata verso il prossimo in qualsiasi ruolo o dimensione ci si trovi a vivere o operare. E solo chi accoglie Gesù può comprendere la Sua morte e la Sua resurrezione, per la salvezza eterna.

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