
Meditiamo sulla Parola – Epifania del Signore anno C
Matteo 2, 1-12
Il tempo liturgico del Natale è caratterizzato dalle manifestazioni (epifanie) del Signore:
- Gesù è manifestato ai pastori come il Salvatore e Signore;
- ai poveri di Israele, che attendono il Messia, con la circoncisione al tempio;
- a tutte le genti della Terra, rappresentate dai magi, quale Re dei Giudei;
- nelle acque del Giordano (Battesimo) come il Figlio amato da Dio che fa risuonare su di lui la sua Parola rivelativa.
Nel primo capitolo dell’Evangelo di Matteo è definita l’identità umana e divina di Gesù; l’evangelista illustra la sua appartenenza alla stirpe davidica. Nel secondo capitolo descrive la diversa accoglienza da parte degli uomini.
Gesù, fin dal suo ingresso nel mondo, appare perseguitato e respinto dal suo popolo. Si profila il rifiuto del Messia da parte di Israele, rappresentato da Erode, e la conversione dei pagani, rappresentati dai magi.
L’episodio dei magi ribadisce l’origine davidica di Gesù ed evoca la predizione di Isaia 60,1-9 dove è descritto il gioioso pellegrinaggio delle nazioni verso Gerusalemme (Salmo 72,10 ss). I magi sono personaggi misteriosi: non se ne conosce il numero, la professione, il luogo di provenienza. Matteo non li dice “re”, nonostante rilegga la loro venuta alla luce del Salmo 72 (v10) che annuncia la venuta dei re dall’ Oriente per venerare l’Emmanuele, il Dio con noi. Attraverso la contemplazione del creato i magi si avvicinano al vero Dio ma la piena rivelazione del Messia è racchiusa nelle Scritture. Mentre essi ricercano con impegno la luce, docili all’ispirazione divina, i Giudei, in possesso delle Scritture, non li seguono.
Non è facile determinare la natura della “stella” apparsa in cielo; essa ha soprattutto un significato simbolico: nel racconto risulta come “guida”. Forse è un’allusione alla stella di Giacobbe (Nm 24,17), con riferimento al re David.
L’evangelista vuole comunicare al lettore che i seguaci provenienti dal paganesimo riconoscono la divinità di Cristo. Intende anche sottolineare la complicità delle autorità giudaiche nel rifiuto del Messia e alludere alla loro futura deliberazione di condanna a morte in occasione del processo contro Gesù, giustiziato per l’accusa di essersi definito “re dei Giudei”, un motivo che viene anticipato in questo episodio. Le macchinazioni di Erode per sopprimere il Messia avvengono “in segreto”. Il suo atteggiamento si contrappone a quello di Giuseppe il quale pure pensava di ripudiare “in segreto” Maria (Mt 1,19) ma soltanto perché mosso dal desiderio di rispettare la volontà misteriosa di Dio. I magi sono pieni di grande gioia per l’incontro.
I doni rievocano la pacifica invasione della nuova Gerusalemme da parte degli abitanti di Madian ed Efa con i loro cammelli e dromedari, descritta da Isaia 60,6 e rimandano anche alla venuta dei re di Tarsis, delle isole, dell’Arabia e di Saba, che offrono tributi al Messia e si prostrano davanti a lui (Salmo 72,10-11). I Padri della Chiesa hanno ravvisato un senso simbolico nei doni: l’oro designa la regalità di Gesù, l’incenso la divinità, la mirra l’umanità sofferente.
La festa dell’Epifania ha un significato particolare: Gesù è nato Re dei Giudei, re del popolo di Dio, ma è Re per tutti e tutti possono cercarlo e andare a lui.
Durante la liturgia di questo giorno, nelle chiese d’oriente e d’occidente, viene proclamata la data della Festa dell’anno per eccellenza, la Festa delle Feste: la Pasqua del Signore che quest’anno, per grazia, si celebra in un’unica data (20 Aprile) sia per i cristiani d’oriente che per i cristiani d’occidente.