
Meditiamo sulla Parola – VIII domenica tempo ordinario anno C
Nella pianura che Luca sceglie come sfondo per il lungo discorso programmatico di Gesù, svettano le altezze delle sua parole: le cime delle Beatitudini; la vetta dell’amore incondizionato per tutti, anche i nemici; la parete impervia di una vita che non conosca ipocrisie. Tre tappe che scandiscono senza possibilità di equivoco le condizioni per essere discepoli.
La seconda tappa, quella di domenica scorsa, ci chiedeva un amore senza confini, e una misericordia a immagine e somiglianza della Misericordia del Padre. Oggi, terza tappa, Gesù sembra cambiare discorso. Parla di guide che fanno cadere nelle buche, di cecità, di travi e pagliuzze. Cosa hanno a che fare con la misericordia?
È proprio la mancanza di misericordia la trave piantata nel nostro occhio: ci fa vedere solo la pagliuzza nell’occhio del fratello e non ci permette di scorgere tutto il resto che quell’occhio tenta di dirci. Brilla di felicità o è lucido di lacrime? È sereno o inquieto? Quanta e quale vita quell’occhio cerca di raccontarci? Pur nella sua imperfezione e nel suo errore, sa comunicare amore o è smarrito, incattivito dalla paura, bisognoso di sciogliere l’angoscia in un abbraccio? La trave nel nostro occhio tutto questo non permette di coglierlo, e si intestardisce a fissare solo quel piccolo particolare, quel difettuccio che con malizia si diverte ad ingigantire come se occupasse tutta la pupilla.
Abbiamo bisogno di riconoscere la nostra cecità deformante, presentarla con umiltà a Dio, lasciare che ci guardi negli occhi e accettare con gratitudine che la sua Misericordia operi la disintegrazione della trave. Solo quando, guariti dalla Misericordia, i nostri occhi saranno capaci di misericordia, le pagliuzze altrui ci appariranno nelle loro reali dimensioni: corpi estranei da togliere, certo, perché il male è male e va eliminato; ma se nella vita si cammina- e spesso su strade non facili- qualche granello di polvere, qualche schizzo di fango negli occhi può finirci. E non abbiamo bisogno di giudici implacabili che al dolore aggiungano dolore, ma di fratelli che ci guardino con occhi comprensivi e benevoli, e per amore, solo per amore, ci aiutino a togliere ciò che non va.
Solo allora, guariti dalle rispettive cecità, tenendoci per mano, potremo fare della fraternità la guida per non cadere nel burrone.