Meditiamo sulla Parola – XIV domenica tempo ordinario anno C

Lc 10,1-12.17-20

Il vangelo di questa domenica ci offre diversi spunti di riflessione.

Innanzitutto, la pagina comincia con un numero 72 ad indicare l’universalità della missione evangelica. L’annuncio è affidato ad ognuno di noi in quanto battezzati, ma questo compito non dobbiamo assolverlo da soli. Infatti, li manda “a due a due davanti al suo volto”, indica la comunità, la relazione (“dove due o tre …”), ma ci ricorda anche: “Ecco io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate, l’angelo dell’alleanza che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti” (Ml 3,1). La messe di cui ci parla Luca è la mietitura, non siamo noi a seminare, ma il Signore, il nostro compito è raccogliere i frutti, i doni, già presenti in ogni uomo.

Chiediamoci quali siano le modalità per operare. Prima di tutto la preghiera, affinché ci aiuti a riconoscere questi frutti e poi “essere come agnelli”, umili, miti… incarnare noi stessi il vangelo, per essere come l’Agnello.

Per portare questo annuncio ed essere credibili, non abbiamo bisogno di niente. “Né borsa, né sacca, né sandali…”, ma presentarsi come discepoli di colui che “Non aveva neppure una pietra su cui poggiare il capo”. Il primo saluto da portare in una casa è “Sia pace…”, non una pace generica, ma fatta di gesti concreti: muri da abbattere, perdoni richiesti e donati, di fiducia concessa di nuovo, di abbracci, di ascolti…. E “Restare in una casa…” significa stabilire delle relazioni vere, durature.

Certo possiamo anche non essere accolti, rifiutati: è interessante notare che la Bibbia Einaudi traduce: “Anche la polvere della vostra città che si è incollata ai nostri piedi, noi la scuotiamo per voi…” non “contro di voi” ad indicare sempre un atteggiamento di mitezza e anche di lasciare liberi di accogliere o non accogliere questo annuncio.

Non è facile annunciare il vangelo, ma questo non ci deve scoraggiare; infatti negli ultimi versi Luca ci dice che “tornarono pieni di gioia…”, vittoriosi. La speranza che deve alimentarci è che nonostante le difficoltà, i rifiuti, le prove che dobbiamo affrontare ogni giorno, le vittorie, ma anche le sconfitte, se siamo “tempio” del Signore, è il Signore che opera attraverso noi, “i nostri nomi sono inscritti nei cieli”.

“Non temiamo, ascoltiamo lo spirito che è in noi, che ci spinge a volte a fare silenzio, a volte a parlare. Ma è la nostra stessa persona, se viviamo il Vangelo, ad annunciare la buona notizia!”

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