Meditiamo sulla Parola – Assunzione di Maria (anno C)

Maria, donna del servizio

Il brano del Vangelo di Luca per la solennità di oggi è significativo perché ci indica la meta del nostro camminare sulla terra e ci rimanda alle realtà ultime. Il modello di questo camminare è Maria.

“Dopo l’annuncio dell’Angelo e l’ECCOMI espresso senza ripensamenti, saputo che la cugina Elisabetta, pur avanti in età, è in attesa, Maria si mette in cammino”.

Commenta Carlo Maria Martini: «La decisione di Maria, di partire non è certamente stata facile. Era pericoloso mettersi in viaggio a quei tempi, in particolare per una donna sola e fidanzata, legata a un uomo. Chiaramente ella è spinta da qualcosa e infatti il testo dice: “raggiunse in fretta una città di Giuda”. Intuiamo che è lo Spirito Santo a farla muovere e a donarle tanta libertà. Proviamo a parlare con Maria e a interrogarla: che cosa ti fa muovere con tanta rapidità? Che cosa significa “in fretta”? Io credo, che entrando un po’ di più nel cuore di Maria, oltre all’azione dello Spirito che le infonde scioltezza, libertà, creatività, possiamo cogliere anche il desiderio di vedere il segno che le avrebbe confermato il suo mistero. L’annuncio dell’Angelo costituiva un segreto pesantissimo da vivere, un segreto difficile da comunicare e si ha l’impressione che non lo avesse comunicato a nessuno. Da qui il suo bisogno di confrontarsi. Ma in Maria era vivo e forte anche il desiderio del servizio, dell’aiuto all’anziana cugina. Già iniziano a emergere i motivi di una relazione umana vera e profonda. Maria può offrire aiuto perché capisce ciò che è avvenuto in Elisabetta, sa interpretarlo come evento divino, mentre i circostanti penserebbero a un’anomalia biologica (Luca stesso scrive che Elisabetta tenne nascosta la gravidanza). Tuttavia, Maria spera anche di essere capita. In una relazione autentica, si comprende l’altro e si è compresi a fondo».

La scena del brano evangelico si sposta dalla casa di Maria a quella della cugina Elisabetta, lontano dagli ambienti ovattati del tempio per abitare quelli della ferialità domestica.

La grandezza di queste due donne che hanno ricevuto la corona di gloria sta nell’aver fatto cose grandi nella vita di tutti i giorni. La santità allora si vive in quella quotidianità che segna la nostra vita. Siamo abituati a pensare alla santità come qualcosa di straordinario e di eccezionale come distante dalla nostra esistenza. Questa solennità, con il brano evangelico di Luca, ci ricorda che la santità di cui la Madonna si pone al vertice passa per quella quotidianità fatta di gesti compiuti in maniera completa.

La Madonna rimase in quella casa tre mesi ovvero il tempo necessario per aiutare la cugina nel parto avendola raggiunta nel sesto mese di gravidanza. Maria si spende totalmente per l’assistenza.

In quel contesto si respira la dimensione della gioia perché le attese messianiche ora sono realizzate e il Battista esprime nel ventre di Elisabetta l’entusiasmo che lo condurrà nella vita ad indicare Gesù il vero Agnello.

La Madonna eleva allora una preghiera di ringraziamento: il MAGNIFICAT.

Da questo inno scaturisce che la storia della salvezza non è di coloro che agli occhi degli uomini sono potenti, ma di coloro che vivono ai margini, ovvero i poveri.

Vivere la beatitudine di Dio come ci indica Maria nel Magnificat è vivere dalla parte degli ultimi e scostarsi è andare contro il cuore stesso del Vangelo. Maria ci conduce al cuore del Vangelo e da questo non ci fa discostare. La spiritualità di Maria è caratterizzata da essenzialità ed è sfrondata da ogni romanticismo sdolcinato che rischiamo di vivere quando ci rivolgiamo a lei.

Enzo Bianchi: «Maria assunta in Dio, resta infinitamente umana, Madre per sempre, rivolta verso la terra. In lei intuiamo la glorificazione che attende il cosmo intero, quando finalmente “Dio sarà tutto in tutti” (1 Cor 15,28) e in tutto. Maria è la porzione di umanità già redenta, figura di quella “terra promessa” cui siamo chiamati, lembo di terra trapiantato in cielo: ecco perché un inno alla chiesa ortodossa serba la canta quale “terra del cielo”, terra da cui noi come lei siamo tratti (cf. Gen 2,7), ma terra redenta trasfigurata grazie alle energie dello Spirito Santo, terra ormai in Dio per sempre. Il corpo di Maria trasportato verso la Luce fonte e meta di ogni luce riguarda la sorte ultima del Creato intero assunto nella vita di Dio: è la carne stessa della terra che, trasfigurata, diviene eucarestia, ringraziamento – quello che la Vergine ha saputo elevare a Dio nel Magnificat, diviene abbraccio con il cielo».

Ella è approdata alla pienezza definitiva della comunione con Dio.

Ciò non riguarda soltanto lei, anche tutti noi. Il suo mistero ci coinvolge perché è segno e primizia di quanto avverrà in ciascuno di noi, è promessa e anticipo del destino di gloria, preparato dal Signore per noi e per l’umanità intera.

Oggi è una festa che tocca il cielo e la terra.

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