
Meditiamo sulla Parola – XXVIII Domenica del tempo ordinario anno B
Non ha nome l’uomo che si avvicina a Gesù, spinto da una inquietudine interiore. Il suo nome, insieme alla sua identità, gli è stato rubato dalla ricchezza.
È pieno di beni, ma avverte un vuoto dentro.
È un osservante di regole; Gesù gli propone, invece, un cammino d’amore e di libertà.
Va da Gesù per “avere” di più; Gesù gli propone di “dare” di più.
È quello il tassello che manca alla pienezza della sua felicità. E nella cultura ebraica se manca una cosa (traducendo letteralmente: uno) manca tutto. Ma è più forte la paura di perdere quanto possiede e si lascia sfuggire la vera ricchezza: Cristo. Di qui la sua tristezza. Ha avuto l’occasione della sua vita e non l’ha saputa cogliere. Ha trovato il tesoro nel campo, ma non ha trovato il coraggio di vendere tutto per comprarlo.
Altri, benestanti, sono ricordati nei vangeli perché hanno fatto delle loro ricchezze un’occasione di condivisione e comunione. Zaccheo, Lazzaro con Marta e Maria, Susanna, Giovanna hanno aperto le loro case alla convivialità e sostenuto la prima comunità nata attorno al Maestro. Quest’uomo, invece, non sa aprirsi all’amore, quello offertogli dallo sguardo e dalla benevolenza di Gesù e quello, propostogli, verso i fratelli. Pensa di dover rinunciare, non capisce che avrebbe una moltiplicazione di vita. Forse avrà continuato ad essere giusto, pio, scrupolosamente osservante, ma probabilmente infelice.
Non sottraiamoci alle nostre insoddisfazioni, non cerchiamo di metterle a tacere: ci parlano e ci indicano che ci manca quell’uno che ci dà completezza, che unifica tutto in noi. Certo, siamo tutti troppo grossi e ingombranti per passare attraverso la cruna dell’ago e conquistare il tassello mancante, ma a Dio niente è impossibile. Ne era consapevole don Lorenzo Milani che, da ricco che era, si spogliò dei privilegi per condividere la sorte dei piccoli senza mezzi, senza cultura e perciò senza futuro. E sul letto di morte sussurrò che stava avvenendo un miracolo: quello di un cammello che passava attraverso la cruna dell’ago.